Lei che cresce

Sapete cosa vuol dire prepararsi per uscire spalla a spalla con una figlia sedicenne? Trascinata dai suoi ritardi, in parte colpevolmente cromosomici, prendo la sedia della scrivania e scivolo con le rotelle al suo fianco davanti alla toilette da trucco. È come quei vecchi giochini delle riviste in cui devi unire i puntini numerati per capire che immagine vi si nasconde. Tu ti guardi allo specchio ,poi guardi lei vicino a te, guardi lei riflessa lì davanti e quando chiudi il cerchio viene fuori chi sei. Sei quella che si guarda e tira in su la testa per vedere la pelle del collo più tirata, sei quella che sente l’età nella schiena quando si alza dal letto. Tu che sfiorisci e devi reimparare ad amarti e ti chiedi mille perché infantili. Poi lo sguardo cade su di lei . Lei che prende dieci centimetri di maglietta e la infila veloce fino a sopra l’ombelico. Lei che stende il fondotinta su una pelle già perfetta, lei che sboccia nelle forme di una donna, che si tira su i capelli senza guardare, in uno chignon imperfetto che le rende perfetti i lineamenti. Lei che canta sopra la musica spagnola e si gira a dedicarti una frase tenendoti una mano sul mento e gli occhi fissi nei tuoi. Tu torni all’immagine nello specchio e ti guardi, vita che passa da te a lei, come in vasi comunicanti d’amore. Tu invecchi per permettere a lei di crescere, di affacciarsi al mondo, di crearne uno suo. Ogni mia ruga un suo sorriso ,una taglia in più di reggiseno. E uniti i puntini tutto ha un senso, un disegno in chiaro. Tutto ha un senso nello sguardo di insieme, nel tuo essere donna che insegna e madre che accudisce, nella gioia di scambiarsi un rossetto che su di lei è la pennellata finale di un capolavoro e su di te un troppo da togliere. Passo la mano. E la stringo a lei, piccola mano liscia e ossuta, nella mia, più grande e vissuta. Ti tengo piano, solo una presa di sicurezza, che quasi non devi sentire. Ancora per pochi anni , finché spiccherai il volo e io rimarrò un passo indietro, a guardare la donna che sarai, pronta a incrociare la mia vita con la tua tutte le volte che vorrai. Ora usciamo però, che viene tardi. Noi che abbiamo mille cose da fare, che parliamo di politica e organizziamo scioperi, noi che condividiamo mille impegni, che andiamo nei canili a portare coperte e in casa famiglia a cambiare pannolini. Noi che cantiamo a squarciagola canzoni col nostro patto :”una tua e una mia” e passiamo da Gue Pecheno a De André nel tempo di un semaforo rosso. In questa vita che non ho la pretesa di insegnarti ,in questa tua giostra in cui mi ostino a restare seduta, tutto si mescola e si mescolano gli anni. Ne passo dieci a te e ragioni da donna, ne togli dieci a me e torno adolescente con il gel sulle unghie. Poi arriva la sera e nelle luci soffuse di casa io torno ad essere rifugio e tu la mia piccola bambina. Mi sdraio con te sotto le coperte, tu mi stringi e io mi infilo tra collo e spalla a respirare il profumo della tua pelle, che non è mai cambiato. E in quel gesto da mamma animale annuso il cucciolo che nascondi di giorno dietro al mascara che ti incornicia gli occhi . E la vita ha senso, la mia immagine allo specchio ha un senso, ho un senso io. Tutta me stessa nel riflesso di una figlia che cresce. Testo Irene Renei
lei lei che cresce